La mia Dakar.
Jeddah, 1 Gennaio 2021.
Dopo alcuni giorni trascorsi in hotel in attesa dell’esito negativo del tampone COVID, mi fiondo al King Abdullah Sports City Stadium, un impianto sportivo immenso trasformato in paddock per la Dakar21.
Raggiungo Marco, mio simpaticissimo compagno di avventura.
La macchina in dotazione è quasi pronta.
Un Isuzu D-Max nuovo fiammante diventerà il nostro ufficio mobile nei 12 giorni di gara.
Charly è la nostra mansione e C2 il nostro codice identificativo.
Siamo assistenti di percorso, lavoro di grande responsabilità e spessore.
Oltre a istituire alcuni check point nel deserto, la nostra mission sarà quella di seguire l’intera competizione rendendoci disponibili a qualsiasi ordine di intervento da parte della direzione gara.
Il pick up è carico di ogni cosa essenziale.
Oltre agli strumenti di lavoro e navigazione abbiamo selezionato tutto l’occorrente per poter essere indipendenti nei giorni di gara: tende, sacchi a pelo, cibo e vestiti.
Dopo la partenza ufficiale della competizione, il nostro ritmo si fa più serrato.
Ci orientiamo con il GPS e maciniamo km e km quotidiani.
L’Arabia è un Paese molto ospitale.
Veniamo spesso accolti con saluti e incitamento da parte dei locali, molto attaccati a questa competizione.
Le notti trascorse nel deserto sono sempre indimenticabili per silenzio, colori e atmosfera e ci consentono di anticipare di molte ore il passaggio dei concorrenti permettendoci di pianificare tutto al meglio.
Di giorno le temperature sono stabili sui 25 gradi, mentre di notte si scende anche a 5-6 gradi e il sacco a pelo diventa una componente fondamentale della dotazione.
Di giorno in giorno incrociamo i piloti di ogni categoria e nazionalità.
I volti sono stremati e vivere con loro, da vicino, la competizione, significa davvero rendersi conto dell’immane sacrificio di essi.
Gli incidenti tra i concorrenti si susseguono spesso, sovente senza conseguenze gravi.
L’immane macchina organizzativa cerca di ridurre al minimo i rischi fornendo immediato supporto tecnico e sanitario con elicotteri e mezzi speciali adibiti al recupero dei concorrenti in difficoltà.
Durante la competizione abbiamo avuto modo di conoscere persone magnifiche che sempre mi porterò nel cuore.
Alla fine della competizione i concorrenti avranno percorso oltre 7800 km.
6800 per noi, che abbiamo usato vie di servizio per spostarci più velocemente in terra saudita.
Commovente ed emzionante l’arrivo dei piloti a Jeddah.
Tra lacrime, interviste, foto e rumore, ci rendiamo conto anche noi, di aver portato a termine una grande impresa e di aver contribuito in piccola parte alla realizzazione di un evento immane.
Non ci resta che la speranza di tornare.
Per vivere di nuovo.
E ancora.